Storia della danza del ventre
Studiare e comprendere la musica e i movimenti che caratterizzano la danza di un popolo consente di coglierne le passioni, i sentimenti e la storia.
La danza del ventre ha origini antichissime e primitive, che risalgono alla cultura orientale, indiana e mediorientale. Il nome “danza del ventre” venne coniato dai viaggiatori occidentali del secolo XIX in visita in Oriente, i quali rimasero colpiti dal frenetico movimento oscillatorio del ventre delle danzatrici (shimmy).
Questa danza nasce come danza “tra” le donne e “per” le donne. Era infatti eseguita negli antichi rituali di fertilità e durante le cerimonie religiose. Ben lontana quindi dagli stereotipi attuali che la considerano essenzialmente una danza seducente atta ad intrattenere un pubblico pressoché maschile.
Infatti in onore della Dea Madre si danzava con movimenti oscillatori del ventre, i quali simulavano l’origine della vita. Il culto per la Grande Madre ha avuto inizio fin dal Paleolitico e ne sono testimonianza i numerosi reperti ritrovati nel tempo. La Grande Dea era onnipotente ed era l’artefice della nascita della terra, delle acque, del cielo e di tutto ciò che aveva vita. Essa era una divinità assoluta che aveva in mano il segreto della vita e della fertilità. La Grande Madre non era generata, ma generava e aveva in sé il maschile.
E’ quindi dalla venerazione della Grande Madre come ventre e principio di vita che ha origine questa danza, che può essere considerata la fonte di tutte le danze.
Con il passare del tempo subì diverse evoluzioni. Da strumento propiziatorio divenne danza popolare che celebrava la quotidianità e le usanze del popolo. L’avvento dell’Islam la confinò ai margini della società, proibendola nelle varie manifestazioni. Furono le popolazioni nomadi a farla sopravvivere integrando diversi stili. Successivamente la danza orientale si diffuse negli harem dei califfi, assumendo il carattere di danza indecente e immorale.
Ma nonostante ciò continuò a vivere, fino a quando una donna libanese che viveva in Egitto, Badia Mansabny, la riabilitò a danza nobile e virtuosa, aprendo un locale di stile occidentale, nel quale le ballerine potevano esibire le loro qualità artistiche.
Attualmente possiamo distinguere la danza del ventre in Shabi, Baladi e Sharqi.
- La prima comprende le musiche e le danze tradizionali delle campagne. E’ una danza pesante e terrena ed è caratterizzata da movimenti del bacino molto accentuati.
- La danza baladi si sviluppa nelle grandi città grazie alle migrazioni delle popolazioni dalle campagne. La musica rurale si incontra così con la cultura occidentale ad opera delle comunità straniere presenti in città. I movimenti del bacino sono energici, decisi ed essenziali.
- La danza Sharqi deriva dallo stile precedente dal quale ha sviluppato i movimenti base rendendoli più raffinati ed artistici. La pesantezza dei movimenti lascia così il posto alla leggerezza, alla elasticità e alla raffinatezza, grazie all’utilizzo della mezza punta. Questa danza è caratterizzata da movimenti isolati ed articolati del busto, del bacino, del ventre e delle spalle.
Quando la danza è accompagnata da “strumenti” essa assume una specifica denominazione:
- danza con il velo,
- danza con i sagat,
- danza della spada,
- danza del candelabro,
- danza del tamburello,
- danza del pugnale.
Numerosi sono i benefici di ordine fisico, psicologico ed energetico che derivano da questa danza e per praticarla non esiste un corpo ideale. Con essa ogni “fisicità” si può esprimere al meglio. D’altra parte la valenza terapeutica della danza del ventre è facilmente comprensibile se la si contestualizza alle sue radici antiche, la cui connotazione era strettamente legata alla fertilità e alla procreazione.
I benefici di carattere fisico sono prevalentemente a carico della circolazione. Parallelamente i muscoli di braccia, fianchi, addome, glutei, cosce e gambe si rafforzano e si tonificano. Inoltre si verifica una aumento dell’eliminazione dei liquidi in eccesso ed il miglioramento dei problemi legati alle mestruazioni e al parto. Grazie a questa danza è possibile scaricare le tensioni accumulate nella nuca, nelle spalle e nella schiena.
Gli effetti positivi a livello psichico riguardano l’acquisizione di una maggiore consapevolezza corporea e la riscoperta della propria femminilità. Tutto ciò contribuisce all’aumento della fiducia in se stesse e quindi della propria autostima. La danza del ventre inoltre stimola la concentrazione, liberando così dalle ansie del quotidiano.
Ad esaltare tali effetti concorre anche la peculiarità della musica orientale con le sue melodie pacate e tranquille, ma anche con i suoi ritmi gioiosi e rallegranti che suscitano emozioni e sentimenti positivi (“Il corpo segue il ritmo, l’anima la melodia”. Saad Ismail).
Sebbene sia una danza individuale, essa è “giocata” all’interno del gruppo, o meglio del “cerchio”, che è la configurazione spesso utilizzata nelle lezioni di danza. Tale modalità favorisce un’atmosfera di collaborazione e complicità, attraverso la quale le donne (e non solo!) sperimentano la solidarietà e il supporto reciproco.
Grazie alla danza del ventre la persona ritrova la completezza del suo essere e ne saggia le infinite possibilità di espressione.